Luca 23:39-43
In questo breve brano troviamo 2 malfattori appesi sulla croce, uno a destra e uno a sinistra di Gesù. Tutti e due non devono aver avuto una vita semplice per ritrovarsi con una condanna di morte, ma l'epilogo è diverso: perdente per l'uno, vittorioso per l'altro. Si ipotizza che entrambi siano venuti a contatto con il movimento zelota, un gruppo politico-religioso che aveva lo scopo di rovesciare con la forza il governo romano e, quindi, ristabilire l'indipendenza della Giudea.
Il primo malfattore è perdente perché, nonostante il desiderio innato di ogni uomo di essere salvato (vedi versetto 39 ), non identifica Gesù come l'unica salvezza. Il secondo, invece, si accorge che Gesù, piuttosto che reagire agli insulti e alla condanna di morte, stava in silenzio a pregare. A questo punto, l'uomo si riconosce peccatore ed inizia a riflettere sulla propria vita e riconosce in Gesù l'unica àncora di salvezza, perché dice "«Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male». E diceva: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!»".
Ci fu un altro personaggio biblico che disse le stesse parole (Gc 16:28): Sansone. Egli fu giudice di Israele e dotato di una forza straordinaria, ma venne sedotto e tradito da Dallila. A causa di ciò venne catturato dai Filistei, i quali gli cavarono gli occhi, divenendo lo zimbello di corte. Finché Sansone non grida con tutto il suo cuore al Signore, e con la forza ricevuta sposta le due colonne e tutto ciò che esse reggevano crolla addosso al popolo filisteo.
L'ultimo personaggio, non biblico e apparentemente anche lui sconfitto dalla vita, è un credente americano: Horatio Spafford. Secondo la sua biografia, quest'uomo fu provato duramente dalla vita, similmente a Giobbe: perde in un incendio la propria ditta e a distanza di qualche tempo tutti e 5 i figli.
Abbiamo visto 4 combattenti nell'Odissea della vita, di cui solo uno perdente e 3 vincitori. Il secondo
malfattore ha guadagnato la vita eterna, Sansone prima di morire riesce ad uccidere il maggior numero di Filistei che in tutta la sua vita, Horatio fonda un orfanotrofio che ospita 30 mila ragazzi
l'anno e scrive un cantico, cantato ancora oggi nelle nostre chiese e che non smette di incoraggiare a tenere ferma la nostra confessione di fede durante le difficoltà. Questo cantico si intitola
It is well with my soul, tradotto in italiano con O mio cuor calmo sta:
O mio cuor calmo sta
Quando pace, come un fiume, si trova sulla mia via,
quando i dolori si scagliano come onde del mare,
qualunque sia la mia sorte,
Tu mi hai insegnato a dire:
«È utile, è utile alla mia anima!».
Anche se Satana dovesse colpirmi,
Anche se le prove dovessero giungere,
Prenda il controllo la beata certezza
che Cristo ha custodito i miei indifesi beni
e ha versato il Suo sangue per la mia anima.
Il mio peccato, oh, che gioia dà il solo pensiero!
Il mio peccato, non in parte, ma è interamente
appeso alla croce, e io non ne sono più gravato.
Loda il Signore, loda il Signore, oh anima mia!
Da ora in poi, per me vivere è Cristo
se il Giordano dovesse sommergermi,
il dolore non mi seguirà, poiché,
nella morte, come nella vita,
Tu sussurrerai la Tua pace alla mia anima.
Ma Signore, è Te, è la Tua venuta che aspettiamo.
Il cielo, non la tomba è la nostra meta.
Oh tromba angelica! O voce del Signore
Beata speranza, beato riposo dell’anima mia.
Signore, affretta il giorno in cui l’oggetto
della mia fede sarà rivelato,
le nuvole si srotoleranno come pergamena,
la tromba suonerà, e il Signore scenderà.
«Anche questo è utile alla mia anima!».
Il comun denominatore di questi uomini è la fede in Gesù. Se anche tu ti trovi nella situazione di Horazio, tu hai qualcosa a cui aggrapparti: Cristo Gesù il Signore.